Lo sapete che qui non pubblico spesso ricette, lo faccio solo quando la ricetta è davvero speciale e per me speciale vuol dire buona, semplice e veloce.
Se vi dicessi che si possono realizzare della focacce usando la pasta della tipica Focaccia di Recco senza lievito, formaggio e farciture a piacere in 15-20 minuti tutto compreso?
Si può e il risultato lo vedete nella foto qui sotto, purtroppo non posso farvele assaggiare perché sono finite in un battibaleno ma io le riproduco spesso e potete farlo anche voi.
Ci servono: farina a piacere (io prediligo la semola rimacinata), olio extravergine d’oliva (possibilmente ligure), acqua, sale e prescinsèua o stracchino.
Si mangia così, oppure si può aggiungere praticamente qualunque cosa, io amo affettare sottili le zucchine chiare o i cipollotti di Tropea.
Siccome non serve lievito non serve neppure tempo di lievitazione, la pasta si prepara in un attimo in una ciotola mettendo prima la farina, un pizzico di sale poi l’olio extravergine, per ogni 100 grammi di farina io ne metto due cucchiai, poi acqua fredda di frigorifero q.b. per ottenere una pasta morbida ed elastica da lavorare velocemente.
Non vi indico una quantità di acqua perché l’assorbimento dei liquidi dipende molto dal tipo di farina che userete, il segreto per non sbagliare mai è di aggiungere l’acqua e i liquidi a poco a poco, in questo modo ci possiamo fermare appena la consistenza della pasta è quella giusta.
Questa è la ricetta della focaccia di Recco, normalmente si dovrebbe lasciar riposare 30 minuti ma anche lavorata immediatamente non perde niente.
Quando la pasta è pronta la divido in 3 palline (con 100 grammi di farina escono tre schiacciate come quelle in foto) che stendo sottili con il mattarello.
Aggiungo il formaggio sopra e poi regolo di sale e pepe e inforno a 240° per 8-10 di minuti. In pochissimo tempo sono pronte e non fanno in tempo a raffreddare,
La prescinsèua è una cagliata tipica della mia regione, la Liguria, non somiglia a nessun altro formaggio e si usa per un sacco di preparazioni tipiche della nostra cucina, alcune non le conoscevo neppure io e ho imparato tantissimo durante la vista allo stabilimento del Latte Tigullio la settimana scorsa.
Vedere cosa succede in una centrale del latte come questa è davvero affascinante, dalla pastorizzazione fino al momento dell’inscatolamento ci sono macchinari per ogni passaggio e sono tutti controllati da computer che registrano i vari passaggi in modo da poter certificare che tutto è stato fatto a regola d’arte.
L’igienizzazione, la sterilizzazione e il mantenimento della catena del freddo sono un punto fermo e in questo modo il latte fresco è l’alimento che più si avvicina al latte crudo, quello appena munto dalla mucca, ma senza più rischi per la salute.
Dopo la visita allo stabilimento un tour per Rapallo durante il Green Carpet è stata la ciliegina sulla torta. Ho visto lo storico furgoncino delle consegne di Latte Tigullio, che è splendido, ho scoperto e assaggiato un sacco di leccornìe e meraviglie del mio territorio e ho sentito bellissimi racconti sul recupero dei cibi tradizionali che non si sono persi solo per l’amore di alcuni arditi pionieri per la nostra bella Italia che dovremmo imparare a valorizzare di più.
Uno dei protagonisti di questi racconti è il “pansoto” (rigorosamente con una T sola) di Rapallo, una preparazione tipica che ha ottenuto la De.Co.
Si prepara con una sfoglia sottile di pasta all’uovo e un ripieno di erbette della zona, uova e prescinsèua.
Se volete la ricetta ufficiale la trovate qui direttamente sul sito delle Denominazioni Comunali.
Questo post è offerto da Latte Tigullio.
giusy (jos62)
Sei venuta a Rapallo!
Lo stabilimento del Latte Tigullio è a due km da casa mia…
Spero che tu abbia trascorso una bella giornata