Oggi mi è arrivata la Newsletter di Dawanda e ho appreso, con stupore, che anche questo marketplace europeo dedicato alle creazioni handmade chiude i battenti a fine agosto 2018.
Insieme all’avviso la newsletter (di cui puoi leggere uno spezzone nell’immagine qui sotto) dirotta tutti gli utenti sull’ormai onnipotente Etsy…
La stessa sorte era toccata qualche anno fa al compianto “A Little Market” (nato nel 2012 e morto nel 2017) di cui ormai non rimane più alcuna traccia e il vecchio link rimanda ad una tristissima pagina di rivendita del dominio.
Anche Babirussa, con cui avevo collaborato molto volentieri per farlo conoscere al pubblico, ha chiuso i battenti qualche anno prima.
Altra incursione lampo in questo mondo è stata quella di Stylenda, nato nel 2016 e di cui non esiste già più traccia.
Resistono ancora:
1. l’italianissimo Misshobby
2. Artesanum che ha una filosofia diversa e non usa il carrello e l’acquisto diretto ma il contatto privato tra venditore ed acquirente
3. Olalla, ancora dedicato al solo mercato italiano
4. Zibbet, con base in Canada [non tradotto in italiano]
5. Cargoh, che nasce tra Canada e Usa [non tradotto in italiano]
6. L’americano Bigcartel che si differenzia dai classici marketplace perché permette di costruire un vero e proprio shop, scollegato da un circuito.
Nel frattempo, a rompere le uova nel paniere ad Etsy, è nato Amazon Handmade, per vendere il fatto amano tramite il colosso mondiale dell’e-commerce.
Non conosco le motivazioni della chiusura di portali come A Little Market e Dawanda, anche se sicuramente possiamo ipotizzare un non più sostenibile modello di business, perché in entrambi i casi di questo si trattava, cioè di aziende che avevano intravisto un modello di business profittevole e APPARENTEMENTE semplice.
Scrivo apparentemente in maiuscolo perché invece, come ben sappiamo noi creative, il fenomeno è complesso e sfaccettato e solo da un ascolto intensivo dei venditori e degli acquirenti è possibile restare a galla.
Ma forse questo non basta più, è necessario ripensare i marketplace per il fatto a mano intessendo relazioni anche professionali con chi ha fatto dell’handmade il fulcro di tutto il proprio lavoro, pensare e ri-pensare i marketplace e il panorama del fatto a mano italiano insieme a consulenti di questo tipo (non manager che stanno fuori dal circuito ma proprio esperte che lo esplorano e lo vivono) è, secondo me, l’unico modo per restare a galla e magari riuscire ad emergere.
Che è poi proprio la filosofia di Etsy, vero?
Secondo te perché i marketplace chiudono i battenti?
Come potrebbero evitare di finire a bagno?
mara
scopro solo ora da questo articolo che anche Dawanda ha chiuso..
penso che per quanto riguarda l’Italia secondo me la maggior parte dell’handmade viene venduto ai mercatini trendy di cui oggi c’è una grossa scelta, ma poco online, temo che ci siano ancora parecchi pregiudizi verso il web nel nostro Paese
online vedo per lo più donne casalinghe con figli dai 35 in su che propongono articoli per l’infanzia, bomboniere, cucito creativo ecc. ma tutto un po’ con stesso stile e con la stessa atmosfera
quando ho iniziato a fare handmade una decina di anni fa avevo 20 anni e c’erano molte altre ragazze che come me si dedicavano a queste attività, oggi invece i giovani sembrano spariti dal giro e sembrano avere pochissimo interesse verso l’handmade, anche ai mercatini comunque l’età media dei creativi, salvo rare eccezioni, è molto alta
questo per me fa pensare..soprattutto sulla lunga distanza, ci sarà un ricambio generazionale con queste premesse? xè i giovani italiani non sono più interessati alle attività creative e manuali?
invece per il discorso estero per me questi siti non hanno saputo più controllare il fenomeno delle industrie e dei rivenditori di fuffa, che hanno messo in difficoltà i veri artigiani, creando una concorrenza poco corretta e abbassando la percezione da parte del cliente
secondo me sulla lunga distanza anche i colossi alla fine imploderanno, è solo questione di tempo
il futuro per me è lo shop autonomo, ma senza andare nel sofisticato banalmente uno shop su Big Cartel o simili, tanti creativi hanno optato già per questa opzione e si trovano bene..quindi..
Elisa
Io devo dire che mi trovo benissimo su Giancl Manufatti, dove sono iscritta da qualche anno ed oltre ad essere super italiano, c’è un’assistenza davvero eccezionale.
Ciò che è ancora più incredibile è il fatto che sia totalmente gratuito!
Ad oggi purtroppo vi è ancora una lontananza verso il digitale, si preferisce fare tutto offline perdendo le opportunità dell’online!
paola
Ciao, ho un negozio su Etsy da 2 anni e non ne sono ancora venuta a capo.
Vedo da una parte un’offerta spaventosa, quando faccio una ricerca nella mia categoria (vendo sciarpe in cashmere e se cerco la parola ‘scarf’ ci sono oltre 730.000 risultati), ma alla fine la maggior parte dei negozi hanno fatto pochissime vendite (con il mio negozio sono arrivata a 90 ordini e Etsyrank dice che sono tra l’80% dei venditori che hanno venduto di più!!! A me non sembra certo un risultato esaltante e sicuramente non è un canale di vendita con cui uno possa vivere). Il dubbio quindi è che ci siano molti negozi ‘zombie’ aperti tempo fa e non più presidiati attivamente.
Tra l’altro ho venduto quasi tutto negli USA, con l’aggravio delle spese di spedizione.
Il supporto di Etsy è penoso e anche il monitoraggio stesso. Non ci vuole un genio a capire che qualsiasi prodotto in cashmere, non può costare 5€ cosi come un anello in oro a 20€. Dovrebbero fare un pò di pulizia perchè alla fine l’utente che si trova davanti a cosi tanti risultati rimane spiazzato e quando trova risultati non crdibili, diventa sospettoso su tutto il market place.
Paola S.