E’ lunedì e io sono lieta di presentarvi un nuovo guest post, interessante e ispirante.
L’autrice è Serena, una futura psicologa (tra pochissimo) che si sta appassionando alla maglia e all’uncinetto e che per noi ne ha fatto un’analisi a cavallo tra la passione e la sua professionalità, ma andiamo a leggere tutto quello che ci racconta…
Quando entro in un’edicola e vedo esposte riviste per teenagers non posso far a meno di sorridere ripensando alla mia adolescenza, quando sfogliavo per ore riviste di punto croce in cerca di uno schema invece del giornalino CIOÈ che spopolava tra le mie coetanee.
Eppure, nonostante passassi gran parte del mio tempo libero a decorare tele con ago e filo, esitavo abbastanza a manifestare questa mia grande passione. “Perché?” mi chiederete voi… La Serena adolescente era sicura che la gente l’avrebbe considerata “da ricovero”, in tutti i sensi!
“NIENTE DI PIÙ SBAGLIATO!” risponderete voi, e la Serena (ormai 33enne) si unirebbe al coro: ormai , infatti, l’hand-made con ferri e filo sta dilagando anche nella popolazione giovanile, e non solo nel gentil sesso!
Pare che buona parte del merito vada ai social network, che stanno fungendo da ponte tra le arti creative (lavoro a maglia nella fattispecie) e i giovani.
Ne sono esempi la knit community CROWDKNITTING, e il bando KNITTING FOR JULIET promosso dalle politiche di Verona, che nel 2014 hanno reclutato, attraverso i social, giovani designer a cui destinare 30 borse di studio.
Sebbene iniziative come queste stiano cercando di ripristinare il vero obiettivo dei network (mettere in contatto le persone e non isolarle), la tecnologia e i network virtuali sono i principali fattori di rischio per l’isolamento sociale tra i giovani: sarà capitato anche a voi di andare in pizzeria e vedere una tavolata di ragazzi che interagiscono solo col proprio smartphone, dal quale staccano gli occhi giusto per tagliare la pizza.
Notiziari, enti come il TELEFONO AZZURRO, professionisti impegnati nella tutela dei minori sostengono una vera e propria campagna allarmistica contro la dipendenza dal web, e nello specifico contro Facebook con lo scopo di sensibilizzare le persone, genitori ed educatori in primis, sui numerosi effetti nocivi derivanti dall’uso ininterrotto del social; basta digitare FACEBOOK-ADDICTION su Google News per far uscire una quantità di articoli che riportano dati piuttosto preoccupanti.
Come (futura) psicologa, ritengo che tale fenomeno sia un possibile precursore di un’emergente forma di dipendenza e mi sento in dovere di sensibilizzare le persone, soprattutto genitori ed educatori, su un grave disagio che potrebbe affliggere i nostri ragazzi.
Come CREATIVA mi rivolgo a voi colleghe per spronarvi a considerare la nostra passione una grandissima risorsa per la comunità locale. Sono ormai noti gli effetti della KNITTING THERAPY e dell’HOBBYTERAPIA in generale, e numerosi sono i programmi di prevenzione e trattamento in scuole, ospedali e istituti penitenziari che sfruttano il potenziale terapeutico di questa attività.
Insomma, questo post voleva essere una provocazione a farvi tedofori per trasmettere la fiaccola creativa alle nuove generazioni, sfruttando il potenziale contagio delle reti sociali, sia reali che virtuali, locali o ad ampio raggio.
Visto che il lavoro a maglia migliora la concentrazione e le capacità di apprendimento, soprattutto nel calcolo ed elaborazione, un laboratorio dove si insegna questa tecnica, non solo sarebbe in linea col progetto didattico-educativo, ma lo renderebbe più ricco. Un’altra proposta interessante è quella di organizzare un knit cafè in centri per giovani, finalizzata a offrire loro un’alternativa di svago che potrebbe benissimo diventare un’attività remunerativa per integrare la paghetta settimanale e allo stesso tempo una competenza creativa da inserire nel Curriculum Vitae.
Queste sono solo due delle possibili opportunità di aggancio per sedurre le nuove generazioni con l’arte del ferro e filo; la creatività sta anche nel trovare soluzioni originali a problemi emergenti.
Dunque, KNITTERS, ANDATE E MOLTIPLICATEVI!
Sitografia
http://stefaniapanero.it/assets/psicologia-e-lavoro-a-maglia.pdf
http://well.blogs.nytimes.com/2016/01/25/the-health-benefits-of-knitting/?_r=0
http://www.azzurro.it/it/content/safer-internet-day-206-da-milano-telefono-azzurro-lancia-lallarme
http://www.casalberta.it/sezione-edu/terapia-occupazionale-benessere-mente-corpo/
http://www.gomitolorosa.org/ita/perche-aiutare/
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/610928/La-maglia-della-nonna–rilanciata.html
La creatività come terapia - Il filo del fauno
[…] psicologa, che dell’amore per i ferri ne ha fatto materia di studio. Ti invito a leggerlo qui, sicuramente anche tu sarai d’accordo, o forse no? Mi interessa conoscere la tua opinione, […]
Serena
Ciao!!! ti ringrazio per avermi segnalato il sito… lo leggerò molto volentieri!
scusa se non ho risposto prima ma non avevo fatto caso al commento!
Grazie
Serena
Perché lavorare a maglia e all'uncinetto fa bene! - Alessia, scrap & craft...Alessia, scrap & craft…
[…] e ne hanno scritto sempre qui dei bravissimi ospiti, da Serena futura psicologa con “IL LAVORO A MAGLIA TRA DIPENDENZA E TERAPIA“, fino a Giacomo il Mental Coach con “CREATIVE UGUALE FELICI O […]