L’uncinetto protagonista di sfilate e fast fashion forse non è una buona notizia

Ogni volta che vedo un capo all’uncinetto sulle sfilate dei grandi marchi di moda, oppure un capo a crochet nei negozi per noi comuni mortali, gioisco nel vedere che una delle mie grandi passioni è tornata di gran moda, proprio come negli anni ‘70, quando bikini, borse e capi di tutti i tipi fatti all’uncinetto erano un must.

Lì per lì sono molto felice, questi capi e accessori sono tutti meravigliosi, li amo immensamente!

Ma se mi soffermo a riflettere la musica cambia, i grandi marchi vendono piccoli accessori a centinaia (a volte anche migliaia) di euro, mentre i negozi fast fashion vendono cose molto simili a prezzi sotto i 20-30 euro, spesso anche sotto i 10 euro…

L’uncinetto ha una particolarità che la maggior parte delle persone non conosce, ha bisogno della mano umana per nascere, non ci sono macchine nè fabbriche che possono fare i punti dell’uncinetto, neppure i più semplici come la maglia bassa e quella alta, ci vogliono sempre mani e cervello, quindi tutto quello che vediamo in giro è fatto da una persona vera che ha speso ore e fatica per crearlo, anche se costa 2 o 3 euro.

Mentre la maglia o il cucito possono essere fatti a macchina, l’uncinetto è semplicemente troppo complicato per qualsiasi macchinario.

l'uncinetto è protagonista di alta moda e fast fashion, ma forse non è una buona notizia

L’uncinetto è speciale proprio perchè mentre lavoriamo ci rende più intelligenti, stimola i nostri neuroni.

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Hai mai fatto caso che nei tanti articoli sui giornali che celebrano vecchine che hanno superato i 100 anni in buona salute, ogni santa volta la signora tra le passioni ha sempre l’uncinetto (e non la maglia, proprio l’uncinetto)?

La motivazione è proprio che la nostra passione oltre a scacciare lo stress stimola i nostri neuroni e rallenta l’invecchiamento cerebrale.

Ma l’altro lato della medaglia è che lo sfruttamento è dietro l’angolo, già succede per maglia e uncinetto che possono essere automatizzati del tutto o in parte, figuriamoci parlando di crochet…

Chi esegue le meraviglie che vediamo nei negozi?

Spesso sono fatte in oriente da donne e bambini sfruttati, in Francia ci sono già delle indagini in questo senso su vari marchi di alta moda e fast fashion, e anche in Australia:

 

Un altro rapporto , pubblicato dall’Australian Strategic Policy Institute (ASPI), ha suggerito che tra il 2017 e il 2019 il governo cinese ha facilitato il trasferimento di musulmani uiguri e altre minoranze etniche dallo Xinjiang alle fabbriche in varie parti della Cina. Secondo il rapporto ASPI, ci sono forti indicazioni che circa 80.000 uiguri siano stati costretti a lavorare in fabbriche che fanno parte delle filiere di almeno 82 marchi globali tra cui Abercrombie & Fitch, Adidas, Calvin Klein, Candy, Cerruti 1881, Gap , H&M, Lacoste, Nike, Nintendo, The North Face, Polo Ralph Lauren, Puma, Tommy Hilfiger, Uniqlo, Victoria’s Secret e Zara, tra gli altri.

Prendiamo un semplice top fatto a mattonelle, in giro se ne trovano a decine nei negozi, mediamente con prezzi dai 10 ai 20 euro, se prendiamo in considerazione i costi di confezione, imballaggio e spedizione del capo, l’etica di questi oggetti diventa decisamente inquietante.

Se pensi a quanto tempo ci è voluto per fare il top, tutta la filiera che ci sta in mezzo e il prezzo finale, quanto viene pagato quell’artigiano per il suo lavoro?

Per quanto riguarda l’alta moda i prezzi sono completamente diversi, un top simile a mattonelle può raggiungere anche i 1000 euro, ma purtroppo non abbiamo garanzie che gli artigiani che realizzano questi oggetti (venduti a prezzi che non esito a definire esosi) vengano pagati il giusto.

Ma le cattive notizie non finiscono qui, ci sono altri effetti negativi causati da questa “invasione”:

1. quando le persone vedono prezzi così bassi associati a prodotti fatti a crochet la cosa svaluta l’intero lavoro dei designer e artigiani indipendenti.

Le persone diventano meno disposte a pagare i prezzi meritatamente alti per i prodotti all’uncinetto realizzati eticamente da individui che gestiscono piccole imprese.

2. Molti designer indipendenti (come me e molti altri) vedono imitazioni dei loro progetti ripresi dai grandi marchi. I clienti quindi acquistano da questi grandi marchi totalmente ignari del fatto che si tratta di un design rubato.

Non è facile capire quanto lavoro ci vuole nella progettazione e nella realizzazione di un oggetto fatto all’uncinetto, ma posso assicurare a chi non se ne intende che è davvero TANTO.

Se la maggior parte di questi designer, per la frustrazione, decidesse di chiudere?

Io credo che sarebbe un vero disastro, non credi?

Sicuramente non basteranno uno o più articoli a cambiare le cose, ma aggiungere consapevolezza e raccontare alcune cose a cui tendiamo a non pensare quando acquistiamo nei negozi (io per prima) non può che farci bene Smile

La cosa migliore è fare noi stesse i nostri capi all’uncinetto, se non sai lavorare impara con i tanti tutorial che trovi qui sul blog o in giro per la rete, potrai realizzare tutto quello che ti piace con le tue mani, allenerai i tuoi neuroni e scaccerai lo stress.

Se proprio non ce la fai almeno assicurati di comprare da artigiani e designer indipendenti, che non sfruttano donne e bambini per realizzare i loro capi, ma li realizzano da sé.

Copyright © Alessia Gribaudi Tramontana

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Sono la felice proprietaria di alcuni blog, troppe passioni e di una famiglia di “tipi da spiaggia”!

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